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Acquacoltura sostenibile, un progetto ALSIA per valorizzare la trota autoctona lucana

Tecnologie innovative per individuare gli esemplari che dai fiumi della Basilicata saranno avviati a riproduzione in uno stabilimento a Tito
didascalia.

lo stabilimento di itticoltura di Tito (PZ).

Data:Fri Apr 30 16:59:00 CEST 2021

La trota fario mediterranea (Salmo trutta) rinvenuta in ambienti fluviali della Basilicata, tra cui quelli del Noce, dell’Agri e del Sinni, potrebbe alimentare un’acquacoltura sostenibile e innovativa, a tutto vantaggio di aziende ittiche, agriturismi e aziende della ristorazione, associazioni di pescatori e ambientaliste, Enti pubblici, e FIPSAS, la Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee.

E’ questo l’obiettivo del progetto ora avviato per la “Valorizzazione della trota autoctona lucana”, promosso dall’ALSIA con Delibera direttoriale n. 138/2019 nell’ambito della Misura 2.47 “Innovazione” del PO FEAMP Basilicata 2014/20, e approvato per complessivi 130.000 euro con Delibera dalla Giunta regionale di Basilicata n. 668/2019. Il progetto, che si avvale della consulenza scientifica del Dipartimento di Scienze dell’UNIBAS, l’Università degli Studi della Basilicata, dovrà concludersi entro il 2023, e prevede la collaborazione anche del CREA-ZA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria “Zootecnia e Acquacoltura” di Monterotondo (RM).

Da numerose ricerche realizzate anni fa dall’Università di Parma - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Fluviale - in ambienti fluviali della Basilicata, tra cui quelli del Noce, dell’Agri e del Sinni, attraverso il campionamento del DNA nucleare e mitocondriale era emersa la presenza di esemplari di trota fario mediterranea (Salmo trutta e/o Salmo trutta macrostigma) riconducibili a popolazioni autoctone-selvatiche del ceppo Adriatico ed ibridi. In particolare, nel fiume Noce, in località Calda e Campo La Fossa, la campionatura aveva evidenziato la presenza di popolazioni di trote selvatiche strutturate (presenza contemporanea di soggetti nei diversi stadi di crescita) e con dimensione che oscillava tra i 9 ed i 23 cm.

In questo contesto è nata l’idea di valorizzare la popolazione autoctona di trota - tra l'altro di particolare interesse ecologico - lavorando sull'identità produttiva territoriale, garantendo il mantenimento della biodiversità di specie e contribuendo così alla sostenibilità ambientale. Il progetto non poteva prescindere dalle nuove tecniche di indagine molecolare sviluppate a partire dagli anni 2000, e dalla loro applicazione in campo ittiologico, che hanno permesso di evidenziare come, nell’ambito degli allevamenti a salmonidi italiani, nonché dei ripopolamenti su base nazionale, molti dei riproduttori fino ad ora utilizzati per la produzione di avannotti provenissero in realtà dai corsi d’acqua del nord Europa (linea atlantica) e quindi fossero esotici nei distretti zoogeografici italiani. Nel tempo sono state individuate 5 diverse linee evolutive e altrettanti areali distributivi: atlantica [AT], danubiana [DA], marmorata [MA], adriatica [AD] e mediterranea [ME], evidenziando ulteriormente la non congruità degli stock utilizzati in molti bacini nazionali ed in allevamento.

La base primaria per questo intervento di recupero è stata dunque la individuazione delle caratteristiche tipiche delle trote presenti sul territorio lucano. Peculiarità che oggi è possibile mettere in risalto grazie alle moderne tecniche di genetica molecolare, applicate alla fauna selvatica, che permettono di discriminare tra ceppi domestici (provenienti da impianti ittiogenici o da attività di ripopolamento) e ceppi selvatici/autoctoni. Questi ultimi da tutelare ma anche da innovare attraverso percorsi di identificazione, recupero e proposta d’allevamento merceologico.

La specie polimorfa Salmo trutta è in grado di presentarsi con forme diverse definite ecotipi a seconda dell’ambiente in cui svolge le attività trofiche e riproduttive. Questi vari ecotipi sono riconducibili a tre grandi gruppi: trota di mare, trota di lago e trota di torrente o trota fario. La trota di torrente, o trota fario, si differenzia dalle trote di mare e dalle trote di lago soprattutto nelle minori dimensioni e nelle abitudini. Tipiche abitanti dei torrenti freddi e ricchi di ossigeno, le sue popolazioni sono diffuse in tutta Europa e nell’Asia minore, e rappresentate nelle acque montane dell’Atlante (Africa nordoccidentale).

Le trote fario popolano esclusivamente i corsi d’acqua ricchi di ossigeno e freddi, la cui temperatura si mantenga (durante il periodo estivo) su valori variabili dai 10 ai 15 °C. Non amano le acque troppo “rigide”, e conseguentemente povere di nutrimento. In natura è di solito un pesce di media taglia, superando difficilmente i 2 kg di peso e i 60 cm di lunghezza. Tuttavia le sue dimensioni potenziali dipendono fortemente dall’ambiente nel quale vive. Più o meno stanziali, le trote fario vivono e svolgono le diverse attività sempre all’interno di un’area fissa e ben precisa del corso d’acqua, vicino alla quale si trova in ogni caso un nascondiglio in cui gli animali si rifugiano al minimo cenno di pericolo.   

Il progetto darà continuità al lavoro scientifico svolto sinora, sostenendo ulteriormente sia il recupero della razza che il mantenimento della biodiversità ittica rilevata. Questo avverrà attraverso la cattura di esemplari e la creazione di un luogo di conservazione ex situ, cioè di un allevamento confinato dei soggetti ritrovati. Tali soggetti saranno allevati e successivamente avviati alle attività di inbreeding nel caso di ritrovati ibridi. I riproduttori saranno identificati con TAG e successiva analisi del DNA mitocondriale e nucleare da parte del centro di ricerche dell’ALSIA “Metapontum Agrobios” e del CREA - ZA di Monterotondo, mentre la conservazione ed il mantenimento della razza saranno effettuate con l’immissione di avannotti selezionati presso gli impianti della ditta “Itticoltura di Luigi Mancino” di Tito (PZ), con la quale l'ALSIA ha appena sottoscritto un apposito contratto di servizio, come previsto dalla Delibera direttoriale n. 45/2021. L'Itticoltura Mancino parteciperà alle fasi di cattura degli esemplari di trote autoctone, ne curerà l'allevamento e le fasi successive di smistamento degli avannoti. Tutte le fasi di ricognizione dei siti, di allevamento e di reimmissione di una parte degli avannotti prodotti si avvarranno anche della collaborazione della FIPSAS, la Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, con la quale l'ALSIA ha sottoscritto uno specifico accordo - Delibera direttoriale n. 48/2021. La FIPSAS metterà a disposizione le proprie competenze e professionalità, la strumentazione tecnico-scientifica e i materiali necessari, nonché il proprio servizio di comunicazione e divulgazione.

Il progetto prevede che saranno effettuate prove di somministrazione di 5 mangimi diversi per alimentazione standard, alimentazione integrata con farine di insetto su substrato a base di crusca di grano, mais e erba medica, alimentazione integrata con farine di insetto su substrato a base di malto esausto ed alimentazione esclusiva a base di farine di insetto su entrambi i substrati. Da parte del Dipartimento di Scienze dell’Università degli studi della Basilicata e del CREA - ZA di Monterotondo, con il supporto dell’ALSIA, saranno poi effettuate le verifiche sugli accrescimenti e sulla qualità organolettica delle varie pezzature, compresa quella merceologica. Tra le altre cose, il progetto punta infatti a introdurre sul mercato una “nuova“ pezzatura merceologica ad uso alimentare umano, come un trasformato di “novellame di trota lucana” in vasetto, nonché avannotti di pochi mesi.

 

 

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