Solarizzazione e biofumigazione

Alternative valide ai fumiganti per la disinfezione del terreno
didascalia.

Solarizzazione in coltura protetta, sfruttando anche l’effetto serra della copertura.

Data:Thu Jun 25 17:28:54 CEST 2020

Le forti limitazioni all’uso dei prodotti chimici per la disinfestazione e disinfezione del terreno hanno stimolato la ricerca di metodi alternativi e meno impattanti. Tra questi, la “vecchia” tecnica della solarizzazione integrata con moderne tecnologie rappresenta un’interessante alternativa alle tradizionali fumigazioni per il controllo dei patogeni e dei fitofagi tellurici, soprattutto nelle aree più calde e soleggiate e per le colture protette, che già hanno coperture tali da consentire l’effetto serra.

Il calore della solarizzazione

La solarizzazione si basa sullo sfruttamento del calore solare e dell’effetto serra per innalzare la temperatura degli strati superficiali del terreno a livelli capaci di devitalizzare alcuni patogeni o fitofagi. Temperature efficaci a neutralizzare diversi microrganismi e semi di infestanti sono quelle superiori ai 37°C, se mantenute stabilmente per un periodo sufficiente di tempo. Nelle colture protette, la solarizzazione a serra chiusa permette di aumentare ulteriormente la temperatura del terreno, migliorando l’effetto del trattamento.

In Italia il periodo dell’anno più caldo e soleggiato è quello che va da luglio ad agosto, mesi nei quali spesso alcune serre permanenti vengono lasciate vuote proprio per l’eccessiva temperatura interna. Pertanto chi intende utilizzare la solarizzazione, da sola o in abbinamento con altri metodi di disinfezione, deve programmare le operazioni a partire da questo mese. La copertura del terreno con il telo solarizzante dovrà protrarsi per almeno quattro settimane per garantire un efficace trattamento termico. I risultati migliori si ottengono mantenendo i primi 30-40 cm di terreno a temperature non inferiori a 45-50°C per circa 40 giorni, ma con opportuni accorgimenti il periodo può ridursi a 28-30 giorni.

Il terreno da solarizzare va ben lavorato almeno nei primi 30 cm, portato alla capacità idrica di campo prima di stendere i teli plastici trasparenti e mantenuto umido per tutta la durata del trattamento mediante un impianto ad ali gocciolanti. Le coperture plastiche devono consentire l’effetto serra, lasciando passare i raggi solari di giorno e mantenendo il calore durante le ore notturne. I materiali più utilizzati sono i film di Pe, Ldpe, Pvc o Eva, con uno spessore di 0,03-0,05 mm. Dopo la solarizzazione è preferibile non rivoltare gli strati più profondi di terreno per evitare di portare in superficie quelli che sono stati meno interessati dall’innalzamento termico.

La sinergia con altre tecniche

Da diversi anni, alla classica solarizzazione si abbinano tecniche integrate che ne migliorano l’efficacia per effetti sinergici. Tra queste, l’addizione di dosi ridotte di geodisinfestanti al terreno da solarizzare può migliorare il controllo dei parassiti tellurici e ridurre il tempo di copertura.

Anche l’aggiunta di alte quantità di sostanza organica (letame, pollina, sovesci di brassicacee) che decomponendosi liberano calore e sostanze tossiche (ammoniaca, composti solforici, isotiocianati e altre sostanze volatili) aumenta l’efficacia della solarizzazione.

Un’altra interessante tecnica integrata è l’aspersione sul terreno da solarizzare di un liquido a base di prodotti organici biodegradabili che veicolano piccole dosi di carbon black (nerofumo). Questo, polimerizzando, forma sulla superficie del terreno un sottile film scuro che assorbe più efficacemente il calore solare.

La chimica della biofumigazione

Un’altra alternativa ai fumiganti tradizionali è la biofumigazione, che può efficacemente essere integrata con la solarizzazione. Questa tecnica sfrutta le proprietà di alcune specie vegetali (brassicacee e altre famiglie botaniche) che contengono glucosinolati nei loro tessuti. Tali composti sono alla base di un meccanismo di difesa attiva (glucosinolati-mirosinasi) che si scatena quando l’integrità cellulare è compromessa. Nelle cellule danneggiate i glucosinolati per idrolisi liberano isotiocianati e nitrili, composti tossici ad ampio spettro d’azione.

Alcune varietà di senape indiana (Brassica juncea), caratterizzate da elevata produzione di biomassa e spiccata attività biocida, sono state selezionate per l’uso come colture da sovescio e, oltre all’effetto biofumigante, apportano una significativa quantità di sostanza organica al terreno. Verso i nematodi cisticoli (Heterodera spp.) o galligeni (Meloidogyne spp.) risultati interessanti possono essere ottenuti impiegando piante più spiccatamente nematocide, come il rafano e la rucola.

La biofumigazione può essere migliorata dalla copertura del terreno dopo il sovescio con film plastici impermeabili ai gas, che trattengono i composti tossici volatili. Ovviamente l’abbinamento alla solarizzazione consente di sfruttare gli effetti sinergici delle alte temperature e dello sviluppo degli isotiocianati, con interessanti risposte soprattutto nelle aree più meridionali dell’Italia.

I formulati commerciali

Attualmente sono disponibili prodotti commerciali a base di pellet o farine di semi deoleati di varie specie di brassicacee che possono essere distribuiti direttamente al terreno. Questa tecnica, oltre a essere più pratica, consente di eliminare i tempi di coltivazione della coltura da sovesciare e il consumo d’acqua per l’irrigazione. L’attività biocida, inoltre, è solitamente più spiccata poiché la concentrazione di isotiocianato liberato nel terreno è maggiore e più persistente rispetto al sovescio.

Un’evoluzione dell’uso di sfarinati o pellett di brassicacee è rappresentata da formulazioni di emulsioni concentrate contenenti i glucosinolati vegetali. Queste emulsioni, utilizzabili come ammendanti, consentono la distribuzione del prodotto per fertirrigazione mediante manichetta, rendendo possibile intervenire anche con la coltura in atto, interessando il terreno esplorato dalle radici.

Nematocidi e fungicidi in deroga

Sebbene siano state revocate da diverso tempo, due sostanze attive spesso usate in abbinamento per la disinfenzione del terreno hanno ottenuto negli anni l’autorizzazione all’uso in deroga per situazioni di “emergenza fitosanitaria”. Si tratta dell’1,3-dicloropropene e della cloropicrina.

L’1,3-dicloropropene è un nematocida revocato nel 2008 (non iscrizione in annex I) ma dal 2009 ogni anno è stato autorizzato con provvedimenti temporanei per usi di emergenza su poche colture per le quali si ritiene che non siano disponibili ancora valide alternative. L’1,3-dicloropropene è solitamente utilizzato in associazione con cloropicrina, sostanza attiva più spiccatamente fungicida ma ritirata dal commercio nel 2013. Anche questa ha sempre ottenuto negli scorsi anni l’uso in deroga.

Per quest’anno, l’utilizzo di 1,3-dicloropropene è stato autorizzato con il decreto del 5 febbraio 2020 per i prodotti Telone Ec 2020 e Condorsis Ec 2020. Sono impiegabili per la lotta contro i nematodi del terreno destinato alla semina o al trapianto delle seguenti colture in serra: cipolla dal 15 gennaio al 13 maggio 2020; melanzana dal 1° marzo al 1° luglio 2020; basilico e melone dal l° aprile al 1° agosto 2020; fragola, floreali dal 1° giugno al 1° ottobre 2020; pomodoro, peperone, baby leaf, erbe eromatiche, zucchine, cetriolo, radicchio dal 15 luglio al 15 novembre 2020; insalate dal 1° settembre al l° gennaio 2021.

Con lo stesso decreto i prodotti Telone II 2020, Condorsis II 2020, Geoclean 2020, D-D soil XII, sono stati autorizzati per la lotta contro i nematodi del terreno destinato alla semina o al trapianto delle seguenti colture in pieno campo: cipolla dal 15 gennaio al 13 maggio 2020; anguria, melanzana, patata/patata da seme: dal 1 marzo al 1° luglio 2020; basilico, melone: dal 1° aprile al 1° agosto 2020; fragola, carota: dal 1° giugno al 1° ottobre 2020; pomodoro, peperone, barbabietola da zucchero da seme, baby leaf, insalate, erbe aromatiche, zucchine, cetriolo, radicchio: dal 15 luglio al 15 novembre 2020; bietola rossa e floreali: dal 1° settembre al 1° gennaio 2021.

Riguardo alla cloropicrina, con il decreto del 17 marzo 2020 il prodotto Tripicrin 2020 è stato autorizzato in deroga per situazioni di emergenza fitosanitaria per l'impiego prima della semina o trapianto, contro i parassiti del suolo per le colture: fragola vivai, fragola produzione, basilico ed erbe fresche, pomodoro e fiori recisi.

La validità della registrazione è la seguente:

  • vivai di fragola in pieno campo: dal 15 giugno al 15 luglio 2020 e dal 1° settembre al 30 novembre 2020;
  • fiori recisi (ranuncolo, anemone, crisantemo, papavero, garofano, bulbose) in pieno campo e ambiente protetto (serre, tunnel, ombrai): dal 1° giugno al 30 settembre 2020;
  • basilico ed erbe fresche (cerfoglio, erba cipollina, foglie di sedano, prezzemolo, salvia, rosmarino, timo, basilico, dragoncello): dal 1° aprile al 30 luglio 2020;
  • fragola produzione in pieno campo e ambiente protetto: dal 1° giugno al 30 settembre 2020;
  • pomodoro in ambiente protetto: dal 1° luglio al 30 ottobre 2020.

Agrifoglio n. 96 -  

Temi
SeDI
Autori
Arturo Caponero

Funzionario ALSIA

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