Michele Carlucci, maestro di viticoltura e di enologia
Un progetto dell'ALSIA, del Comune di Ruoti e dell'Istituto De Sanctis-D'Agostino di Avellino punta alla valorizzazione del vitigno Asprinio di Ruoti e della figura del famoso enologo
Data:Tue Nov 09 14:58:54 CET 2021
Michele Carlucci nacque a Ruoti (PZ) l'8 Novembre 1856, da Giuseppe e da Carmina De Meo. Di lui il professor Giovanni Dalmasso nell'Enciclopedia Italiana della Vite e del Vino a cura di Marcello Manni, al fascicolo 12, pagina 131 e seguenti scrive: “Uno dei più grandi Maestri dell'Enologia Italiana. Dedicatosi agli studi agrari Michele Carlucci si laureava in Scienze Agrarie a Portici l'1 dicembre 1878, e subito dopo nominato Assistente alla Cattedra di Botanica e Patologia Vegetale, tenuta dall'illustre Prof. Orazio Comes.
Ma vi rimase per breve tempo, perché veniva mandato a studiare l'ordinamento delle più importanti scuole enologiche del tempo. Fu così a Geisenheim, a Klosternenburg, e infine a Conegliano. Dopo di che fu incaricato di organizzare e dirigere la nuova scuola di Viticultura e di Enologia di Avellino, che iniziava il suo funzionamento nell'ottobre del 1880. È merito precipuo del Carlucci quello di aver portato quella scuola a ben meritata fama, e di averne fatto il centro più importante di studi e ricerche vitivinicole dell'Italia Meridionale, in ciò coadiuvato validamente da altri insigni docenti quali il Baccardini, il Berlese, il Paris, il Peglioni, il Sostegni, il Trotter. Furono suoi assistenti il Briganti, il Sannino, il Ferrante, divenuti poi tutti a loro volta insegnanti di chiara fama. Pure merito del Carlucci è l'aver fondato e diretto ad Avellino il “Giornale di Viticoltura e di Enologia”, rivista quindicinale che fu per un ventennio organo della scuola e che ospitò studi e lavori di grande importanza per la scienza e la tecnica. Mentre egli attendeva alle gravi cure della direzione e dell'insegnamento trovava modo di condurre ricerche sperimentali veramente ammirevoli per scrupolosità e precisione, nel campo dell'ampelografia, della tecnica viticola (notevoli soprattutto quelle sull'influenza delle varie forme di potatura sulla quantità e qualità del prodotto della vite, condotte per oltre vent'anni); sui mosti concentrati, sui vini spumanti, sui Cognac. E organizzava non meno mirabilmente presso la Scuola una cantina didattico-sperimentale, dandole ad un tempo anche carattere industriale. Nel 1911, quando questa sua molteplice attività era in pieno fervore, egli lasciava Avellino perché chiamato a Roma quale Ispettore Generale della Viticoltura e delle malattie delle piante e ivi rimase fino al 1925. Durante i 15 anni trascorsi al Ministero ebbe una quantità di incarichi d'alta responsabilità: Commissario per i Consorzi Antifillosserici, membro di numerosi commissioni per trattati di commercio, Alto Consulente del Ministero della guerra pei servizi del vino alle truppe mobilitate durante la prima guerra mondiale ecc., ecc. e in tutte egli portò il suo insuperabile senso di responsabilità e la sua profonda competenza. Dal 1926 al 1929 insegno Enologia presso la Facoltà Agraria di Portici.
Poi si ritirò definitivamente a vita privata, a Napoli, donde si allontanò nel periodo più critico dell'ultima guerra, che infierì in modo così spaventoso sulla bella e grande città. Si rifugiò allora nel suo paese natio in Basilicata dove, ancora oggi malgrado la tarda età, segue con vivo interesse i progressi degli studi agrari e di quelli viti-vinicoli in ispecie. Ma queste poche e fredde note biografiche non possono dare che una ben pallida idea di quella che è la personalità di Michele Carlucci.
Solo chi ebbe la ventura di conoscerlo e di praticarlo può sapere quali tesori di nobiltà e di bontà nella sua anima luminosa, quali ricchezze racchiude dietro la semplicità dei suoi modi e della sua parola, la sua mente elettissima. Altri al suo posto avrebbero sfruttato queste doti se non altro per una ricca produzione letteraria. Invece il Carlucci non ci ha dato finora alcun trattato anzi nemmeno vere pubblicazioni di mole. Ed è un gran peccato! Sappiamo però ch'egli già da tempo ha ultimato un “Trattato di Enologia” in cui ha raccolto il frutto delle sue profonde dottrine e della sua lunga esperienza. E vivamente speriamo che esso non tardi a veder la luce.
Un saggio veramente prezioso della sua vasta cultura e della sua scrupolosità di studioso egli ce l'ha dato con le descrizioni di vitigni della Campania da lui dettate per la grande Ampèlographie di Viala e Vermorel. Per ogni vitigno il Carlucci ha composto una vera monografia completa, esauriente, definitiva, autentici modelli del genere per la frettolosa e superficiale generazione dei nostri tempi. Sarebbe veramente opera degna quella di raccogliere in un volume la suddetta monografia, oggi a pochi italiani accessibile, essendo l'Ampelographia esauritissima e pressoché introvabile... Sarebbe veramente desiderabile veder raccolta in appositi volumi quella che potremmo dire l'Opera omnia di Carlucci. Ma se per gli studiosi e i tecnici questo rappresenterebbe un degno monumento per il Carlucci, i numerosissimi suoi discepoli (di cui più d'uno salito a Cattedre Universitarie in Italia e all'estero) e in molti che ebbero la fortuna di averlo per maestro anche fuori dall'aule scolastiche, han già edificato nel loro cuore un monumento aere perennius alla nobile figura di Michele Carlucci educatore per eccellenza di giovani e non giovani, esempio mirabile di ogni civica virtù. Ebbe molte onorificenze, che gelosamente nascondeva. Ultima attestazione, la sua nomina plebiscitaria a Presidente Onorario dell'Accademia della Vite e del Vino”.
Si spense in Ruoti il 17 maggio 1951 alla veneranda età di 95 anni, e la Scuola Media di Ruoti è stata a lui dedicata.
Il desiderio del professor Dalmasso è stato finalmente realizzato nel 1980 con la pubblicazione del volume “Michele Carlucci Maestro di Viticoltura e di Enologia” a cura dei pronipoti Domenico Michele e Luigi Carlucci, del professor Giacinto Donno e del dottor agronomo Gerardo Salinardi, sotto il patrocinio del Consiglio Regionale di Basilicata e dell'Accademia della Vite e del Vino.
Il testo sopra riportato è tratto dalla pubblicazione “L'antica Terra di Ruoti in Lucania” di Gerardo Salinardi ed è pubblicato sul sito dell’Associazione Recupero Tradizioni Ruotesi, che si occupa della valorizzazione della storia locale e in particolare delle personalità di Ruoti che si sono distinte. Clicca QUI per visitare il sito.
Grazie ad un progetto nato circa 4 anni fa con la preziosa collaborazione dell’ALSIA, e che ha visto subito dopo il coinvolgimento dell’Amministrazione comunale e dell'Istituto Superiore Istruzione Secondaria “De Sanctis-D'Agostino” di Avellino, è stato avviato un rapporto di collaborazione attraverso un Protocollo di Intesa (Promozione e valorizzazione della Cultura e dei territori di Ruoti: la Vite, il Vino, l'Uomo) finalizzato alla valorizzazione del vitigno Asprinio di Ruoti e della figura di Michele Carlucci.
Nello specifico, l'Associazione si occuperà del recupero del patrimonio documentario dell’archivio Carlucci, attualmente conservato nei suoi locali. Esso è costituito da materiale eterogeneo: documenti, appunti, fotografie, progetti e disegni, materiale a stampa, e pubblicazioni scientifiche. Sarà necessaria un’operazione di spolveratura e di pulitura all'avvio dei lavori che si svolgeranno con l'impiego di professionisti specializzati nel recupero e nella gestione del patrimonio culturale, soprattutto in ambito archivistico, per la realizzazione delle attività di schedatura, di riordino, di inventariazione e della digitalizzazione dell'archivio. Tutto ciò permetterà finalmente la completa valorizzazione di questa importante figura di studioso e scienziato attraverso la fruizione e la diffusione di questo materiale documentario finora sconosciuto.